Search

UN AMERICANO A PARIGI

Of George Gershwin

Since 04/10/2011 to 16/10/2011

Gender Spettacolo

At Theater Quirino
UN AMERICANO A PARIGI

La noia della routine di una sala prove di Broadway a metà degli Anni Venti dove un giovane promettente musicista troppo raffinato e troppo intelligente (Jacob Gershowitz alias George Gershwin, ebreo, famiglia modesta, talento precoce) si sente irrimediabilmente "allo stretto": una discussione, la voglia improvvisa di andarsene altrove, volare via in Europa in cerca di "radici"… Ed ecco Parigi, cuore culturale del Vecchio Continente (che in quegli anni per un musicista come lui vuol dire soprattutto Maurice Ravel), ecco un viaggio – soprattutto attraverso se stesso e il proprio talento – forse ancora soltanto sognato, ecco l'esplodere della giovinezza, ecco l'inconscio presagio di una terribile malattia che lo condurrà precocemente alla tomba senza però mai intaccare la sua meravigliosa vitalità di artista.

Gershwin fu davvero, nella sua estrema consapevolezza intellettuale, "un americano a Parigi", (come si intitola una delle sue più celebri composizioni trasposta così felicemente sul grande schermo da Vincente Minnelli), un artista fortemente anomalo, capace di una sintesi unica e irripetibile tra classico e contemporaneo, tra le musiche di estrazione popolare e quelle di tradizione più nobile, riuscendo come nessun altro a fonderle perfettamente in una miscela di immenso fascino.

L'attuale libretto di Riccardo Reim per la coreografia di Luigi Martelletta (che reinventa una "colonna sonora" di libere "associazioni" e "citazioni") e l'interpretazione di Raffaele Paganini (senz'altro il ballerino italiano più adatto – per la sua formazione e la sua straordinaria duttilità – a ricoprire tale ruolo) segue quindi il doppio binario dell'opera originale e, sia pure in filigrana, della sua versione cinematografica (suggerendone a volte alcune suggestioni visive) al quale però si aggiunge – come una sorta di ‘chiave di lettura' – un terzo elemento, ovvero il dato biografico (usato anche in modo ‘onirico', non soltanto meramente cronachistico) riguardante George Gershwin, lui stesso, neppure trentenne, giovane "americano a Parigi" – dove effettivamente soggiornò - abbagliato dalla cultura europea, amante della tradizione classica, pazzamente invaghito della musica di Ravel. "Viaggio", dunque, "all'interno della propria stanza", indagine sul mistero del processo creativo che talvolta può benissimo, come in questo caso, sposarsi alla "joie de vivre".

Condividi su Facebook Condividi su Twitter Condividi su MySpace Condividi su Goole Bookmarks